Prima di condividere con voi alcune considerazioni in merito alla legge regionale sull’invecchiamento attivo, vorrei ricordare che oggi, 2 dicembre, è la giornata internazionale contro la schiavitù e vorrei ricordare i migranti che fuggono dalla schiavitù della guerra e della fame. Un pensiero particolare alle donne afgane, private di ogni possibilità di vita autonoma.
Invecchiamento Attivo, cos'è?
L’AUSER Tuscia, che io rappresento, esprime soddisfazione per la promulgazione della legge regionale Disposizioni a tutela della promozione e della valorizzazione dell'invecchiamento attivo. L’invecchiamento attivo fa parte integrante del nostro nome.
AUSER, anche insieme ad ANTEAS e ADA, da anni sollecita la nascita di una legge nazionale sull’invecchiamento attivo che ci metta alla pari con le nazioni più progredite ma sembra che dobbiamo ancora aspettare.
Siamo contenti che la Regione Lazio, con questa legge, si sia aggiunta al novero delle regioni che hanno scritto nero su bianco ciò che vogliono fare per gli anziani.
Auser Tuscia e la valorizzazione dell'Invecchiamento Attivo
La riflessione sull’invecchiamento attivo ha origine alla fine del primo millennio. Abbiamo documenti ufficiali sull’invecchiamento attivo quali il Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento (MIPAA), che è del 2002 e nasce a seguito della definizione proposta dall’Organizzazione mondiale della sanità nello stesso anno che la intende come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita delle persone anziane”.
Si sono susseguite conferenze mondiali ed europee tutte incentrate sulle politiche efficaci per l’invecchiamento sano, in risposta al rapido invecchiamento demografico in atto nella Regione Europea.
Un invecchiamento sano ha un’importanza assolutamente vitale per far sì che gli attuali livelli di benessere economico e protezione sociale risultino sostenibili in futuro.
Tornando alla legge regionale vorrei socializzare qualche considerazione:
Ho apprezzato che nella stesura definitiva della legge ci sia stata una più incisiva sottolineatura della prospettiva di genere. Nel 2009 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il genere come un determinante della salute, ovvero un fattore in grado di influire e modificare la condizione di salute delle persone.
Questo concetto è ormai chiaro e ben presente in campo medico, meno in quello sociale. Infatti la medicina di genere è nata proprio un seguito alle osservazioni delle diverse manifestazioni sintomatologiche della patologia cardiovascolare nelle donne e negli uomini.
Le condizioni in cui si vive nella vecchiaia dipendono, infatti, in buona misura da quelle che sono state, nella precedente fase della vita, le condizioni economiche, lavorative, territoriali e sociali: le caratteristiche della crescente popolazione anziana del nostro Paese mutano in modo sostanziale in base a sesso, età, titolo di studio, area territoriale di residenza e legami sociali. Pertanto gli stessi differenti percorsi maschili e femminili che caratterizzano la vita delle persone si ritroveranno anche in vecchiaia.
Se si considera il dato della maggiore speranza di vita delle donne, va anche precisato che le donne, maggiormente scrupolose nel prendersi cura di sé stesse, vivono sì più a lungo, ma in peggiori condizioni di salute e, con l’avanzare dell’età, corrono maggiori rischi di trovarsi in situazione di disabilità, con problemi di mobilità e confinamento a letto.
Le più difficili e precarie carriere nel lavoro rendono le donne più vulnerabili rispetto agli uomini e pertanto a maggiore rischio di povertà. Il carico di cura domestico, come nell’età adulta e secondo modelli comportamentali consolidati, grava ancora soprattutto sulle donne anziane riducendone la partecipazione alle attività sociali e di volontariato, nonostante la loro maggiore presenza in tali attività rispetto agli uomini e noi possiamo sicuramente testimoniarlo.
Esprimiamo soddisfazione per la costituzione del Tavolo per la terza età come modalità partecipativa dal basso e ci mettiamo da subito a disposizione.
Plaudiamo alla promozione di protocolli operativi tra gli enti locali territoriali, le aziende sanitarie locali, gli enti del Terzo settore e i centri anziani per la ricognizione dei bisogni assistenziali e la diagnosi precoce delle demenze.
AUSER Tuscia proprio lo scorso anno ha sottoscritto un protocollo in questo senso con la ASL di Viterbo. Questa legge ci conferma quindi nel nostro proposito di fare prevenzione insieme all’agenzia più autorevole in questo campo.
Abbiamo gradito il riconoscimento degli enti del terzo settore quali unici realizzatori dei progetti sociali utili alla comunità.
Cosa fa l'Auser in concreto?
Ora vorrei esporre per sommi capi cosa facciamo noi dell’AUSER a Viterbo e in provincia. Per brevità parlerò solo delle attività in corso o appena concluse. Tutti i progetti di cui dirò sono stati finanziati dalla Regione Lazio, dal Dipartimento per le politiche della famiglia e dalla Tavola Valdese.
Nell’ambito dell’invecchiamento attivo abbiamo il progetto Filo d’argento, che offre compagnia telefonica, assistenza e orientamento nel disbrigo pratiche ad anziani soli e partecipa all’attribuzione del 5%°.
Abbiamo realizzato l’AlzhAuser Caffè a Viterbo.
A Vetralla abbiamo in atto il progetto Famiglia Al Centro: sportello informativo dedicato a famiglie con anziani e attività di animazione intergenerazionale.
Ad Acquapendente è in corso il progetto Time to care, che offre sostegno agli anziani e aiuto nel disbrigo pratiche, oltre ad Ausilio per la spesa in collaborazione con UNICOOP, per la spesa a domicilio alle persone anziane.
Abbiamo da poco concluso il progetto Sentieri di Carta, incontri sugli autori italiani legati alla Tuscia viterbese.
Nel 2016, a Viterbo, abbiamo istituito il concorso Donna rimasta sconosciuta, in onore della donna, rimasta senza nome, uccisa dai tedeschi, a Viterbo, durante la seconda guerra mondiale.
Ogni anno si ripete, coinvolgendo le scuole della città e cambiando tematiche; bambina sconosciuta, migrante, anziana.
Lo scorso anno, in occasione del centenario Felliniano è stata organizzata una mostra d’arte a Castiglione in Teverina sulla donna felliniana.
La scorsa estate, nello spirito del dialogo intergenerazionale, abbiamo organizzato ad Orte visite per conoscere la città con i nonni come guide, in collaborazione con la scuola di I grado.
Oltre a tutto ciò abbiamo le attività di apprendimento permanente, organizzate localmente dai circoli. L’ultimo progetto che ha appena visto la luce si chiama Pomeriggio nonni e nipoti e si colloca nell’ambito del dialogo intergenerazionale, la memoria e l’innovazione tecnologica.
Sulla pagina Facebook di AUSER Tuscia, per 4 settimane, il sabato pomeriggio, nonni AUSER raccontano ai nipotini, in diretta, storie legate alle nostre tradizioni. abbiamo iniziato sabato scorso con la leggenda del pesce di Santo Andrea: con tutti i limiti della nostra inesperienza ci è sembrato estremamente godibile.
Nell’ambito del sostegno ai migranti abbiamo sottoscritto con il CEDIS, tramite la Rete Scuole Migranti, una convenzione con Università di Perugia per la quale siamo riconosciuti sede d’esame CELI per la certificazione linguistica e civica A1, A2, B1.
Contestualmente le nostre volontarie, quasi unicamente donne, tengono corsi di preparazione agli esami, gratuiti presso i vari circoli.
A Viterbo abbiamo partecipato al progetto P.R.I.M.A. il lavoro servizio di mediazione culturale per orientamento al lavoro di cittadini immigrati (nel contesto FAMI).
Infine, per quanto attiene alla vita associativa a Viterbo siamo parte dell’esecutivo della Consulta del volontariato e abbiamo rappresentanti nei tavoli istituiti dalla consulta comunale del volontariato.
Abbiamo partecipato ai tavoli istituiti dagli uffici di piano dei Distretti 2 e 3. Siamo tra i promotori del Laboratorio TEU e della Rete Scuole Migranti della Tuscia oltre a partecipare con una nostra delegata al Tavolo della Pace di Viterbo e al Tavolo Sociale e Immigrati della ASL.